Maxita Poussin
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Filippo Noceti <f> a Zeneize
Altre opzioni 12 mag (2 giorni fa)
Lo zerbino dei Savoia
Re Vittorio Emanuele, pardon, il signor Vittorio Emanuele Alberto, Carlo Teodoro Umberto Bonifacio Amedeo Damiano Bernardino Gennaro Maria Savoia (ho tolto il "di" perchè superfluo) ha deciso di mettere piede in terra genovese con la moglie Marina Doria, lontana parente di grandi figure della storia d'Europa.
Non vi sarebbe nulla di strano, nè di preoccupante, dato che la visita di uno straniero è sempre gradita anche se il burbero carattere dei genovesi spesso non tradisce la loro storia di accoglienza. Nulla di male, non fosse che il succitato signore arriva a Genova ricevuto come erede della casa regnante, non più regnante dal 1946. Nulla di male, non fosse che la casa regnante, non più regnante dal 1946, è quella dei Savoia. Nulla di male infine, non fosse che i Savoia sono sempre stati i peggiori nemici di Genova, ed ancor peggio dei Genovesi che un loro, dagli italiani amato, antenato definì "vile e infetta razza di canaglie" e, tanto per non dimenticarsi di essere re d'Italia, lo scrisse in francese.
La peggior figura l'ha fatta il "signor sindaco" (come direbbe don Camillo), ricevendo con gli occhi pieni di orgoglio i pupilli della casa non più regnante e, in qualche misura, il consiglio comunale. Dove erano l'ANPI, i sindacati, i centri sociali, i repubblicani, i liberali, i comunisti tutti quelli insomma pronti chi a far casino magari per i guatemaltechi, chi a gioire per la ritrovata indipendenza delle repubbliche baltiche dopo l'occupazione sovietica?
Il Savoia, scaltro come i suoi guerrafondai antenati si è presentato a Genova durante una giornata feriale, sicchè seppur col cuore a protestare in piazza Fontane Marose, molti genovesi non sono potuti intervenire alla manifestazione organizzata da diverse associazioni giunte sul posto a rappresentanza di molti liguri. Conforta che al banchetto offerto dal sig. Pallavicino vi fossero solo 300 persone, fra l'indifferenza di seicentomila genovesi, molto più impegnati a far ciò per cui il Buon Dio li ha messi al mondo, darsi d'attorno e lavorare.
Certo lo potevano meglio fare, i genovesi ed i liguri, ciò per cui il Buon Dio li ha messi al mondo, prima dell'infausta annessione della Repubblica di Genova al Regno di Sardegna - un po' come se oggi le nazioni unite decidessero di regalare chessò, il Costa Rica agli USA -, fatto che il signor Pericu ha, al telegiornale, cassato come un evento della storia, magari felice perchè no? Come un evento della storia, sempre secondo il signor Pericu è stato il massacro, ben condito da bersaglieri e carabinieri del regno di saccheggio e stupri, ordinato dal caro estinto Vittorio Emanuele II di Savoia (che oggi porge il cappello al pensieroso Mazzini in piazza Corvetto). E se definissimo un evento della storia l'olocausto? Ma i genovesi ammazzati dal sudicio antenato del signor Savoia contano ben poco per il primo cittadino, il quale forse dimentica che questo termine non deve essere un titolo di merito ma un motivo di impegno.
Primo non perchè sia al di sopra di tutti ma perchè prima di tutti deve interpretare, nel senso di applicare, quella che è la vocazione storica di tutti gli altri cittadini e (nel senso di impersonificare) la loro storica sete di giustizia e repulsione verso chi ha nella storia ostacolato le loro idee, che oggi, dopo circa novecento anni sono ancora repubblicane e democratiche.
Il suo deve essere un impegno a preservare la storia e la dignità dei genovesi, negata la prima e calpestata la seconda dai Savoia e vilipese ambedue oggi dal primo cittadino di Genova, prostratosi a celebrazione del casato non più regnante senza peraltro portare gran vantaggio alla città se non quello della promesse di altre, tanto non gradite quanto, spero, ignorate visite del signor Savoia e della Signora Doria e loro parenti.
Spero tanto infine che il signor Presidente della provincia inviti i singori Savoia e figli a una di quelle messe in genovese che di tanto in tanto si dicono, e alle quali egli stesso assiste, presso il passo del pertuso al santuario di Nostra Signora della Vittoria.
L'intitolazione a differenza di Piazza della Vittoria non è dedicata ad una battaglia portata dal nostro esercito ad un'altra terra ma agli eroici contadini che con roncole e forconi tennero testa alle armate savoiarde (8.000 uomini) durante uno dei tanti sanguinosi tentativi dei Savoia di invadere la città della quale il signor Pericu è oggi sindaco ma non, evidentemente, primo cittadino, nel 1625. |
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